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Gian Francesco Galeani Napione

Saggio sopra l'Arte storica

Capo quinto

Note editoriali

Indice | Dedica | Prefazione | Capo I | Capo II | Capo III | Capo IV | Capo V | Capo VI | Appendice

CAPO V.

Della disposizione de' fatti nella Storia

[194] Abbiamo trattato infino ad ora della materia della Storia, siamo andato divisando le sue diverse specie, e le diverse mescolanze delle medesime, ne abbiamo scoperto il fine, e l'utilità, abbiamo parlato della scelta de' materiali, del modo di accertarsi della verità de' fatti, dell'uso, che far se ne dee, e dove questi ricercar si possano; tempo è ora, che passiamo a considerare i diversi modi di disporli. Quella maniera di disporre i fatti, la quale li rende più chiari, ed intelligibili, che li imprime maggiormente nella fantasia, e con ordine più nitido; quella maniera di disporli, che riesce più utile alfine di una Storia universale, quella senz'alcun dubbio si dovrà ad ogn'altra preferire. Ci rimane pertanto a vedere, qual de' varj metodi di disporli, che sono maggiormente in uso, sia veramente tale.

In tre modi io penso si possono disporre i fatti in una Storia universale: I. secondo l'ordine del tempo: II. secondo l'ordine dela cose: III. secondo un ordine misto de' [195] due primi. In che consistano questi diversi ordini e modi di disporre gli avvenimenti, quale sia quello, che preferir si debba, verrò brevemente mostrando.

§. I. Dell'ordine Cronologico, dell'ordine delle cose, e dell'ordine misto.

Il più naturale, il più semplice, e quello, che renda chiari, ed intelligibili tutti gli avvenimenti di mano in mano che vanno succedendo, pare l'ordine del tempo. Come una porzione di tempo è seguita da un'altra, così una porzion di fatto, od un fatto è seguito da un altro. Ma il tempo riceve minutissime divisioni; si dovranno adunque prendere, per seguire esattamente quest'ordine, dalla intera massa de' moltissimi avvenimenti degni di essere conservati, che seguirono presso di una nazione in una di queste tali minutissime porzioni di tempo, quelle diverse pur minutissime porzioni di fatti, che le corrispondono? E siccome in un solo giorno si assediano talvolta Città, si vincono, o si perdono battaglie in una parte, bollono pratiche, e negoziazioni in un'altra, [196] dovrà lo Storico in ogni pagina passare dalla guerra alle negoziazioni, e dalle negoziazioni alla guerra? Impossibile essendo una sì grande esattezza, que' medesimi i quali si vantano di stare maggiormete attaccati al metodo Cronologico non pretendono né men tanto.

Per ischiarir meglio questa materia stimo necessario prendere d'alquanto più alto i principj, e premettere alcune osservazioni intorno a quello, che chiamasi studio della Cronología. Per poter fissare il più, ed il meno nella lontananza degli avvenimenti da un dato tempo, per segnare il punto preciso, iin cui seguirono, distinguerlo dagli altri, onde si possa conoscere quai fatti un tal particolar fatto abbia accompagnato, quali abbia preceduto, da quali sia stato susseguito, dovettero gli uomini dividere la quantità continua successiva, che tempo dicesi, in diverse maggiori, e minori eguali porzioni. Ma abbisognavano di una esterna misura sensibile, che in tali eguali porzioni questa quantità continua dividesse. Non esistono nel Mondo, che corpi, e spiriti. Le azioni degli spiriti libere, d'inegual durata, non sensibili, possono venir bensì dal tempo misurate, ma non somministravan [197] loro mezzo alcuno per misurarlo. La quiete de' corpi ha pur bisogno di essere misurata nella sua durazione, né può dare alcun istromento per misurarlo. Restano i moti de' corpi o naturali, od artificiali. Questi essendo sensibili, possono venir paragonati tra loro, così si vede, se un moto ha eguale, o disugual durazione di un altro moto, sia che segua questo in un corpo medesimo, ed in diversi tempi, od in un tempo medesimo, ed in diversi corpi. Conosciuta la durazione di certi moti di certi corpi, questi servono per far conoscere la durazione uguale o disuguale, maggiore o minore de' moti di certi altri corpi.

I moti poi, cui si appigliarono principalmente gli uomini, sono quelli de' corpi celesti; sensibili, regolari, non soggetti a mancare, furono scelti a preferenza d'ogni altro. Questi riconosciuti alla prova percorrere i medesimi spazj in eguali porzioni di tempo, ci diedero le più necessarie, naturali, ed usate divisioni del tempo in giorni, in mesi, in anni. Tutti i popoli si unirono a servirsi di questi, colla sola differenza, che le nazioni rozze si contentarono di osservare così di grosso i varj moti, ed apparenze del Sole, della Luna, e delle [198] Stelle più notabili; le nazioni più colte, e dotte armate di maggior esperienza, di più dilgenti osservazioni, di più sottili, e perspicaci istromenti giunsero ad una finezza, e precision maggiore, ad isfuggire ogni minuto sbaglio, a conoscere ogni insensibile disuguaglianza, od irregolarità.

Ora il sapere il punto preciso, in cui è succeduto un tal fatto, il fissarne come suol dirsi la data, è officio di quell'Arte, che chiamasi Cronología. Non è meno fatto il sapere una circostanza così essenziale come quella del tempo, di quello che sia fatto l'avvenimento medesimo.

Per ricavar questo fatto servonsi i Cronologi non solo di tutte le specie di Critica, di cui abbiamo sopra ragionato, ma anche di quella Critica, la qual nasce dalla notizia de' giri di questi corpi celesti, specie di Critica, che si può in certa maniera riferire alla Critica de' fatti, di cui abbiam trattato nel Capo antecedente.

Tutto questo è officio dell'Arte Cronologica, ma questo non basta per fare, che una Storia sia scritta secondo l'ordine Cronologico. Potrebbe essere assegnato a ciascun fatto il tempo preciso, ma sconvolto l'ordine, narrata confusamente ogni cosa, [199] separate con lunghi intervalli le contemporanee, o posposte, od antiposte, collocato innanzi quello, che è seguito dopo.

Consiste adunque, per ritornare là onde siam partiti, l'ordine Cronologico nello scegliere una determinata, ma piuttosto ristretta porzion di tempo, e narrare tutti i successi accaduti in quella (giacchè essendo di molte fila composta la tela Storica, non si può seguire la relazione di un solo fatto singolare, ma si dee di tanto in tanto lasciarne una per cominciarne, o seguirne quella d'un altro) non solo senza toccare alcuno, il qual esca o avanti, o dopo da que' limiti, ma eziandio proccurando di far precedere, per quanto è possibile, tutti quelli, i quali in quella medesima porzione di tempo avanti sono seguiti. Ho detto una piuttosto ristretta porzione di tempo; perciocché coloro, che si vantano di scrivere secondo quest'ordine, non sono usciti giammai dall'anno. I Giornali sono un metodo per descrivere fatti singolarissimi, o pur mmemorie, vale a dire Storie imperfette, e materiali per la Storia, non mai Storie universali, e compite. Intendo in somma per ordine Cronologico il modo di descrivere ogni avvenimento sotto il suo anno, proccurando, per quanto è possibile, [200] di serbare l'ordine del tempo nel disporre gli avvenimenti seguiti nell'anno medesimo.

Il metodo di disporre i fatti secondo l'ordine delle cose si è, quando dalla massa de' fatti, i quali compongono la Storia universale di una nazione, si scelgono quelli di una specie, e separandoli da quelli di un'altra, se ne formano diverse Storie particolari. Così Floro stese a parte la Storia delle guerre straniere de' Romani, e la Storia delle domestiche sedizioni. Così il Maffei separò la Storia Civile dalla Storia Letteraria interamente nella sua Verona Illustrata.

Il metodo finalmente di disporre i fatti misto de' due primi, si è quando si prende una porzion di tempo, secondo porta il caso, ora maggiore, ora minore, e si dispongono, seguendo l'ordine delle cose, tutti gli avvenimenti, che in quel determinato spazio di tempo seguirono. Intanto partecipa quest'ordine dell'ordine Cronologico, in quanto divide in parti di tempo la Storia, e fa precedere le une alle altre secondo l'ordine suo, in tanto è diverso, in quanto non si obbliga ad uno spazio eguale di tempo, e ne prende tratti maggiori per lo più di un anno, che è la misura di quelli Storici, che diciamo seguir [201] l'ordine Cronologico, né in quel tratto li dispone secondo l'ordine del tempo. Intanto concorda quest'ordine coll'ordine delle cose, in quanto in quel tal determinato spazio di tempo, che abbraccia, dispone gli avvenimenti secondo l'ordine delle cose; intanto discorda, perché non segue un solo genere di fatti in tutti i tempi per cui scorre coll'opera sua lo Storico, ma rinchiude diversi generi di fatti in un solo determinato spazio di tempo.

Questi sono i diversi metodi di disporre quegli avvenimenti, i quali compogono una Storia universale; vediamo ora qual meriti di essere prescelto.

§. II. Dell'ordine Cronologico preso nel suo più ampio significato. Dell'ordine Cronologico naturale, e del rovesciato. Inconvenienti dell'ordine cronologico rovesciato.

Ma prima di ogni cosa si vuol osservare, che in due sensi può prendersi l'ordine Cronologico, e due diversi significati può ricevere, uno più largo, più stretto l'altro. [202] L'ordine Cronologico strettamente parlando è quello, di cui abbiamo ragionato, cioè quando si proccura di mettere ogni avvenimento sotto il suo anno preciso, e questo si diversifica, come abbiam veduto, dall'ordine delle cose, e dall'ordine misto.

L'ordine Cronologico preso nel suo più largo significato consiste nell'aver qualche riguardo narrando all'ordine del tempo. In questo senso l'ordine Cronologico non si oppone più all'ordine delle cose, ed all'ordine misto, ma si congiugne con essi, e per questo riguardo si divide in ordine Cronologico naturale, ed in ordine Cronologico rovesciato. Come tale poi, vale a dire come naturale, o rovesciato, si può unire non solo coll'ordine delle cose, e misto, ma ezianndio coll'ordine Cronologico preso nel suo più stretto significato: poichè si può non solo tessere diverse Storie particolari, le quali compongano l'universale Storia di una nazione, o cominciando dagli avvenimenti più lontani, e procedendo verso i più vicini, il che constituisce l'ordine Cronologico naturale, o cominciando da' più vicini (il che è quello, che chiamo ordine Cronologico rovesciato) e venendo a terminare co' più lontani; né si può solo fare il medesimo [203] nell'ordine misto, ma anche nell'ordine Cronologico preso nel suo più stretto significato: perciocché si possono dettare Annali, cominciando dagli anni più rimoti, o cominciando da' più vicini. Innanzi adunque di farmi ad esaminare i diversi metodi di disporre gli avvenimenti in una Storia universale, stimo buona cosa premettere in genere quello, che sento di queste due specie di ordine Cronologico, naturale, e rovesciato, le quali a tutti gli altri metodi congiungere si possono, e dico, che l'ordine naturale è quello, che dominar dee in ogni maniera di disporre i fatti, non mai il rovesciato.

Il non essere io in questo proposito d'accordo col Signor D'Alembert, i di cui pensieri intorno all'Arte Storica approvo interamente (1), mi obbliga ad esporre i fondamenti della mia contraria opinione. Propone egli la sua idea con una libertà degna di un Filosofo. L'amor suo per quello, che crede vero, ed utile, gli fa sprezzare, come si dichiara egli medesimo, i motti, e le facezie, di cui può esser fatto bersaglio questo suo progetto. Io non so che dirmi dei [204] suoi Compatriotti, ne conosce egli meglio l'indole di me; ma posso bene assicurarlo, che né le opinioni di un sì chiaro Letterato, qual egli si è, né l'importanza della cosa, di cui si tratta, potranno giammai esser materia di scherzi, e di motti in Italia.

Dice pertanto egli benissimo non doversi rigettare ogni cosa, la quale non sia in uso. Ed in verità è un difetto de' cervelli deboli, e ristretti il temer soverchio le novità, quasiché tutti i progressi, che fatti si sono nelle Scienze, non sieno stati novità, e non sia possibile, ch'altri riesca autore di novità utili, come molti il sono di perniciose. Quindi si fa ad esporre il suo metodo di ordinare i fatti, il qual consiste nel disporli appunto al rovescio dell'ordine Cronologico naturale, cioè cominciando per li tempi più a noi vicini, e terminando per li più rimoti. Due particolari avvantaggi egli stima che proprj sieno di un tal metodo. Il primo si è, che la quantità, o per dir così il volume de' fatti, scemerebbe a misura che si allontanano, e che per conseguente riescono meno interessanti e meno sicuri. L'altro avvantaggio si è, che la memoria, principalmente de' giovanetti, i quali danno opera alla Storia, non si troverebbe affaticata [205] alla prima da fatti incogniti, e da nomi barbari, né resterebbero sul bel principio disgustati i lettori, e distolti dall'apprender ciò, che più importa loro di sapere. Non imparerebero i nomi di Dagoberto, e di Chilperico innanzi a quelli di Arrigo IV., e di Luigi XIV.

Queste sono le ragioni, per cui egli stima di grande utilità il metodo da lui proposto. Ora non parlo della difficoltà, per non dire impossibilità dell'impresa: perciocché non so io, come si possa dare idea di un fatto, di cui non si sa l'origine, trattare di diritti, di cui non si conoscono dal lettore i fondamenti, accennar leggi promulgate in tempi anteriori, di cui egli non intende lo spirito, descrivere costumi, commercio, arti, Scienze, Religione, di cui s'ignorano da quello i principj, ed i progressi, dovendo gli stessi Scrittori di vite particolari o di Storie, che comprendono brevi spazj di tempo, inoltrarsi ad ogni tratto per ischiarir la materia nella Storia de' tempi anteriori, prendendone quel tanto, che stimano necessario. Il fatto o porzione di fatto, che succede, non può mai esser cagione del fatto anteriore, che all'incontro da' fatti anteriori nascono moltissime volte i posteriori.

[206] Lascio, dico, tutto questo da parte, e mi restringerò unicamente a dimostrare non essere, anche quando fosse possibile mettere in esecuzione una simile idea, tale l'utilità, che ne verrebbe, come si dà a credere il Signor D'Alembert.

E per rispetto al primo avvantaggio, ch'egli stima proprio di questo suo ordine, desidererei ch'egli si fosse più chiaramente spiegato. Io non so qual utile ne derivi alla Storia dall'essere in eguale porzione di tempo, prima o dopo, maggiore o minore il volume de' fatti. Se egli dice, che il volume, e la quantità de' fatti sminuirebbe a misura che si allontanano, e che sono per conseguente meno interessanti, e meno sicuri, ed io dico, che crescerà questo volume a misura che la Storia seguendo il corso de' tempi si verrà più a noi avvicinando; e non so per qual ragione debbasi con tanta confusione, difficoltà, ed ingombro, senza alcuna ben chiara utilità fare piuttosto in modo, che vengano i fatti, avanzandosi nella Storia il Lettore a sminuirli, che a crescer di volume. Senzaché i fatti antichi non solo non sono sempre meno interessanti, ma son talvolta anche più interessanti dei più vicini per certi riguardi, come abbiamo osservato [207] a suo luogo opportuno, e nelle cose essenziali non sono meno sicuri. È ugualmente certo essere stato Re di Francia Carlo Magno, che Luigi XIV. Inoltre se parliamo della parte più antica della Storia universale di una nazione, o si hanno tutte le notizie necessarie per dettarla, o non si hanno. Se si hanno, non può chiamarsi minore il volume de' fatti della parte antica, che il volume de' fatti della parte più vicina. Ove poi queste necessarie notizie non si abbiano tutte, riuscirà allora veramente mancante la parte antica, e perciò sarà minore il volume de' fatti, ma non lascieranno nulladimeno di essere necessarie, ed utili le scarse notizie, che si troveranno in quella parte imperfetta per intelligenza della parte posteriore più compita. Se parliamo ora della parte di una Storia universale di una nazione più a' nostri tempi vicina, non ha da crescere oltre la debita misura la mole de' fatti, ma dee in quella medesima abbondanza guardarsi lo Scrittore dallo inserir quelli, che non appartengono ad una Storia universale. Si scriveranno con questa felice copia di fatti assai meglio Storie particolari de' tempi più vicini, ma la Storia universale non potrà scriversi meglio che l'antica, se pur l'antica [208] è fornita di tutti que' monumenti, che ad un tal genere di Storia sono necessarj. Siccome non tutto quello, che è seguito, merita di essere tramandato a' posteri, così non tutto quello, che può trovar luogo in Istorie particolari, lo ha da avere nella universale.

In quanto poi all'altro avvantaggio, che stima il Signor D'Alembert esser proprio del metodo da lui proposto, bisogna prima di tutto distinguere tra quegli avvenimenti, che essendo tra loro strettamente connessi, vengono a formare un solo corpo di Storia di una nazione, e quegli avvenimenti, che non avendo alcuna sensibile connessione tra loro, formano Storie di altri popoli, e di altri secoli. Se parliamo di queste ultime Storie, potrà certamente uno studiarle dopo avere studiate quelle de' tempi più vicini, anzi per chi ha ingegno, inclinazione, ed ozio bastante per dar opera agli Studj della Storia: è vergognoso in vero logorarsi intorno alle scarse, e mal sicure memorie de' Celti, e degli Etrusci, e trascurare quelle più importanti, e sicure della propria Nazione, e del proprio secolo. Ma se intendiamo, come pare per l'esempio da lui recato, che intender voglia il Signor D'Alembert di quelle [209] memorie, le quali compongono la Storia di una nazione, appunto perchè è necessario intender bene la natura del Governo, l'indole de' popoli, e le cagioni delle più vicine rivoluzioni, né tutte queste cose si possono ben conoscere senza averne presente l'origine, la quale dalle anteriori Storie ci vien presentata, dobbiamo avanti di tutto affaticarci intorno a' principj delle nazioni, affinchè chiaro ci riesca quello, che dopo è seguito. Non debbono pertanto gli assennati lettori disgustarsi collo Storico, che vuol condurli per la strada più acconcia ad un tale pieno, e perfetto conoscimento; e se per intendere secondo tutta la loro estensione, per ispiegarmi così, i nomi di Arrigo IV., e di Luigi XIV., cioè il Governo, le leggi, i costumi, le origini de' moti, e delle rivoluzioni de' tempi di que' Principi, è d'uopo, che conoscano i nomi, ed i Secoli di Dagoberto, e di Chilperico, non dee riuscire strano, che si debbano questi imparare avanti.

Del rimanente la cognizione, che si ha di qualche personaggio non proviene dalla vicinanza del tempo, ma dalla celebrità del nome, che ancor corre per le bocche degli uomini. Basta trasportarci ad una Storia del [210] tutto da' tempi nostri lontana per chiarirsi di questa verità. Non è forse vero, che a tale, che abbia solamente un debol barlume della Storia Romana giungerà più nuovo il nome a cagion d'esempio del Triumviro Lepido, che quello di Romolo, avvegnaché il primo sia di varj secoli più a noi vicino?

§. III. Degli inconvenienti dell'ordine Cronologico naturale preso nel suo più stretto significato.

Passando ora all'ordine Cronologico naturale nel suo più stretto significato, ordine non solo proposto, ma da molti messo in opera, dirò in poche parole quel che ne sento. Di grande utilità al certo non solo allo Scrittore di una Storia, ma eziandio ad un attento lettore riescono le tavole Cronologiche , in cui sia ogni più notabile avvenimento esattamente descritto anno per anno (che a tal limite abbiam fissato quello, che chiamiamo ordine Cronologico). Ora possono queste tavole, qualora sieno più impinguate di fatti, innalzarsi al grado di Annali, ordine, ch'io giudico il più semplice, ed [211] il più atto per istendere memorie, e materiali per la Storia, e presentarli a chi voglia servirsi di un ordine più filosofico. Ma che oscuro riesca, e poco interessante un tal metodo per disporre i fatti in compite Storie universali, è facile il dimostrarlo.

Un fatto principale è composto di altri fatti subalterni; per intelligenza di questi fatti subalterni è per lo più necessario sapere altri fatti subalterni di un altro principale avvenimento: resta perciò necessario mescolare entrambi questi avvenimenti principali con destrezza, ed interromperli a proposito. Si ha da narrare seguitamente ciò, che partendosi per dir così dal tronco della Storia, ha il suo esito dipendente soltanto da ciò, che avanti è stato narrato, e quando l'esito di una impresa è tale, che dipende da cose, che ancor si hanno da narrare, e che d'altra parte innanzi del cominciamento della descrizion di quella narrar non si possono, perchè da' primi moti della medesima quel fatto ebbe origine, bisogna interrompere con maestría il primo principale avvenimento, per far luogo di tanto in tanto a' meno principali fatti dell'altro. Di una tal'Arte è buon maestro il Bentivoglio nelle Storie di Fiandra, e la pose principalmente [212] in opera nella descrizione del famoso assedio di Ostenda(2). Il dover poi così interrompere la narrazione, succede per l'ordinario ne' più strepitosi avvenimenti, perché questi da molte cose dipendono, ed a cagione de' vicendevoli sforzi dei partiti contrarj, e per la importanza medesima dell'affare durando maggiormente, vengono ad aver connessione con molti fatti, i quali vanno succedendo mentre è ancor pendente l'esito loro. Ciò posto dalla natura degli avvenimenti, che si debbono raccontare, e non dagli anni, si vuol prender la norma per interrompere, o seguire il filo della narrazione, altrimenti sarà forza interrompere mal a proposito, e rendere oscura, e confusa la Storia. Che non sia moltissime volte divisione sufficientemente lunga, l'anno ben lo dà a divedere l'aver dovuto alcuni di quegli, i quali fecero la scelta di quasto metodo, come fece molte fiate il Muratori, sotto un determinato anno narrar cose ad altri anni appartenenti.

Finalmente in quanto al diletto, che tanto giova per fissar l'attenzione, e far leggere con profitto la Storia, è da osservarsi, [213] che se inettamente si possono interrompere i fatti, vi ha una maniera ingegnosa d'interromperli, la quale riesce piacevole, e grata oltremodo. Interrompono in una maniera ingegnosa i loro racconti coloro, i quali ne danno quanto basta per formar l'interesse, e per far sì, che il lettore concepisca il fondamento di un affare, quindi lo trasportano ad un altro fatto per istuzzicare la curiosità di lui. Tale si è l'arte dell'Ariosto, con cui formò quella catena di narrazioni, che interessa per tal modo, che altri desidererebbe di poter leggere tutto di seguito ed in un fiato il suo lungo, e romanzesco Poema. Ora io non so, se possa sempre succedere, che le parti, in cui seguendo quest'arte dividere si dovrebbe un fatto, coincidano con le divisioni, in cui forzatamente lo divide l'anno.

§ IV. Degli inconvenienti dell'ordine delle cose.

Tanto sia detto dell'ordine Cronologico; segue l'ordine delle cose, e per di liberamente quel che sento, né pur questo giudico atto per disporre gli avvenimenti in [214] in una Storia universale. Si divide con questo metodo una Storia universale in diverse Storie particolari. Ora queste Storie particolari o sarano come tali compite, e perfette, o no. Nel primo caso, per lasciar da parte la difficoltà dell'impresa, perciocché non so, se ritrovar si possa uomo capace di dettare tutte le Storie particolari compite, che formano la Storia universale di una nazione, richiedendosi nello Scrittore di una Storia particolare maggior notizia di quella Facoltà, la quale ne fa l'oggetto, di quello che se ne richiegga nello Scrittore di una Storia universale, per quella parte, che di questa Facoltà medesima dee egli inserire nella sua opera; lasciando, dico, ciò da parte, quando eziandio potesse giugnere lo Storico a tanto, diverso essendo il fine, e la materia delle Storie particolari da quello della universale, come abbiamo dimostrato a suo luogo opportuno(3), verrà egli a comporre in questa maniera varie Storie particolari, ma non già una Storia universale.

Nel secondo caso non potranno più chiamarsi né Storie particolari, né Storia universale. Che non possano più chiamarsi [215] Storie particolari, dacché manca loro quella quantità di fatti, che a comporre tali Storie è necessaria, ognun lo vede. Ma dirà taluno, quantunque sieno mancanti come Storie particolari, quando però contengano tutti i fatti, che entrar debbono in una Storia universale, una Storia universale appunto tutte insieme unite verranno a formare. Né meno. Uno de' principali vantaggi della Storia universale si è il veder che si fa in questa gli oggetti più in grande, e la connessione, che hanno tra loro gli avvenimenti di genere diverso, presentadoci una tale Storia i fatti in maniera da poter filosofare ampiamente intorno alle Facoltà morali, e politiche, a cui tutte le Scienze, e le Arti devono essere subordinate. Acciocché pertanto si ottenga un tal fine, non bisogna separare del tutto gli avvenimenti di una specie da quelli di un'altra, infino al termine del tempo, che l'opera in se rinchiude; ma fa d'uopo fermarsi alle epoche, e rivoluzioni più notabili, e confrontarli, e ridurli sotto un solo punto di vista, perché sieno conosciute queste connessioni, e relazioni, che hanno tra loro, e porgano al lettore materia da meditarvi sopra.

[216] Più speciosa adunque che soda è quella ragione, che reca Lucio Floro(4) d'aver egli tessuto separatamente la Storia delle guerre straniere de' Romani da quella delle domestiche sedizioni, ed è, che essendo le cose de' Romani tra loro avviluppate, e, come ei dice, confuse, perché comparissero nel suo pieno lume, e per non mescolare le virtù colle scelleratezze, le avea così divise. Ma la verità si è, che in questo modo, in luogo di una Storia compita, dettò due Storie mancanti, ed il lettore dee venir seco stesso facendo quello, ch'egli non fece, voglio dire unire i fatti loro domestici colle guerre straniere, se desidera formarsi una giusta idea della Storia di quella Nazione. Il pieno lume, in cui por si doveano sia le guerre straniere, sia gli interni tumulti, si era il dimostrare la relazione, che aveano le une cogli altri, non potendosi conoscere qual fosse la virtù, se non si vedono i difetti, da' quali era in que' tempi medesimi oscurata.

Trattò a lungo del modo di disporre i fatti in una Storia un Letterato Francese, e si dichiarò avverso all'ordine [217] Cronologico(5); un famoso Giornale de'suoi Nazionali(6) prese con bel modo a sostenere la contraria opinione; ma chi vorrà sottilmente riguardare, vedrà, che la Critica del Signor Galliard cade principalmente sopra il modo di distribuire le Storie in Annali (spazio di tempo, che come già dissi a me né pure pare bastante per dar alle narrazioni la conveniente estensione) non sopra il serbare l'ordine de' tempi in alcun modo. Biasima con ragione l'interrompere inopportunamente i racconti di tal fatta, che l'interesse non abbia tempo a formarsi, non riprende però l'interromperli in maniera, che ben lungi dal disgustare i lettori, desti maggiormente la curiosità loro, il che è un'arte, che non solamente si loda negli Storici, i quali sono molte volte obbligati a ciò fare per maggior chiarezza, ma anche ne' Poeti, che liberamente un tal metodo seguono per cagionar diletto. Dice, che è più utile e più comodo al lettore vedere ogni avvenimento trattato a parte, e seguito senza interruzione dalla sua origine infino al suo termine, perché non sia egli costretto a cercare, [218] e radunare porzioni di fatti disperse qua e là, e separate da lunghi intervalli, ma non intende di parlar di que' fatti, i quali, come abbiamo sopra notato, dipendendo da altri contemporanei, non possono essere interamente insino al loro esito condotti senza mescolarli con quelli.

Il dotto Giornalista d'altra parte, tuttocché affermi l'ordine de' tempi essere il più naturale, dice però, che non bisogna confondere i doveri di un Annalista con quelli di uno Storico, che il primo costretto ad un esatto calcolo è forzato di collocare precisamente a suo luogo ciascun avvenimento, ciascuna porzione di fatto alla epoca, che gli conviene; non essere all'incontro il secondo soggetto a questa monotonía. Che l'ordine de' tempi presiede alla disposizione, ed alla unione degli oggetti importanti, e delle masse grandi, e vaste. L'arte dello Scrittore consiste nel situare a proposito, ed incastrare i piccoli fatti con una disinvoltura, la qual dia a' primi del risalto, come la distribuzione de' lumi in un quadro. Dal che tutto ne risulta, che più sembrano questi due Scrittori contrarj di quello che sieno realmente, non biasimando l'uno se non quell'esatto, ed anzi rigido ordine (218) Cronologico, che mal si può conciliare colla chiarezza, e leggiadrìa richiesta in uno Storico, e che reca noja, e confusione al lettore, e non lodando l'altro se non quell'ordine, che ben lungi dal tediarlo, o confonderlo, lo diletta maggiormente, e gli presenta chiara, e nitida la Storia. Concorrono in una parola entrambi nel proporre un ordine misto dell'ordine Cronologico, e dell'ordine delle cose.

§. V. Dell'uso dell'ordine misto dell'ordine Cronologico, e dell'ordine delle cose, e delle Epoche.

Questo si è il terzo modo, in cui abbiam detto potersi disporre i fatti, che compongono una Storia universale, e questo io stimo il più atto di tutti al fine proposto, come quello, che partecipa de' vantaggi dei due primi, sfuggendone gl'inconvenienti.

Quell'ingegnoso Scrittore, che trasportato da un estro sì felice fu, non ha guari, un ben degno espositore dell'entusiasmo delle Belle Arti dice(7) aver qualche Storico [220] un'arte, ed un certo incanto nel presentar avvenimenti, e nell'intrecciarli, onde punge il timore, e la speranza coll'impazienza di vedere lo scioglimento,e nel dipingere i gran caratteri come in gran quadri spargendoli di passione, e di affetto, sicché pare esser presente ad una scenica rappresentazione eccelletemente recitata da Attori eccellenti. Quest'arte pertanto è quella, ch'io bramerei, che ponesse in opera lo Storico, congiungendola, per quanto si può, coll'ordine de' tempi.

Vero è, che il mentovato Autore comeché sia oltremodo all'entusiasmo affezionato, non lascia di accennare esser forse ciò pregiudizioso alla Storica verità, e pochissima fede aversi a Storici, che tanto ci commuovono, e dilettano. Ma contuttociò io penso, che possa una tal'arte non solo unirsi benissimo colla Storica verità, ma renderla oltre a ciò più piacevole, gradita, ed utile. Qui non parlo io del dipingere gli avvenimenti, tratto soltanto del disporli, riserbandomi nel Capo seguente a ragionar dello stile Storico. La disposizione tuttavia essendo una parte della Rettorica, la qual'arte non si restringe già a que' soli, che comunemente chiamansi Oratori, ma è una veste [221] necessaria, od un ornamento, che si adatta ad ogni Facoltà, ne segue appartenere alla Rettorica Storica, e perciò all'Arte Storica, non solo la Storica elocuzione, di cui ragioneremo appresso, ma eziandio la più utile, ed acconcia disposizione de' fatti, che dar si possa.

Perché poi possono sia il Filosofo, sia lo Storico inventar de' be' Romanzi, ed adornarli di tutti i vezzi, e delle attrattive della Eloquenza, non se ne ha da inserire esser dannosa l'Eloquenza medesima. Consiterà adunque l'abilità dello Storico in questa parte nello esporre appunto qual si fu quella rappresentazione recitata sul teatro del Mondo, intrecciando variamente i fatti, e distribuendo i caratteri come l'ordine delle cose seguite, e l'ordine de' tempi il richieggono, e proccurando di rendere anche per questo capo non solamente chiara, e nitida la Storia, ma eziandio grata, e dilettevole. Dee avvertire unicamente di non lasciarsi trasportare a descrivere una rappresentazione (per non uscir dalla similitudine) ideale, e diversa da quella, che si recitò di fatti: perciocché il torto di uno Storico non consiste giammai nel descrivere troppo vivamente l'idea, che ha della fantasia, ma bensì [222] nell'essersi fatta una falsa idea. Proccuri adunque di formarsene una ben chiara di quello, che fu, e poi non tema di descriverla troppo vivamente. Il male si è, che se per la seconda operazione si ricerca immaginazion viva, e pronta fantasía, è necessario per la prima testa fredda, pensar sodo, e posato giudizio, qualità, che è difficil cosa di ritrovarle in una sola persona, le une dalle altre temperate, e corrette. Onde, se per una parte è verissimo esser molto sospetti gli Storici, che ci volgono, e commuovono a lor senno, d'altra parte non potrebbe essere se non desiderabile il ritrovare chi questa prerogativa alle altre congiungesse.

Per ritornar adunque in cammino dee studiarsi lo Storico di ridurre ogni cosa ad unità. Per quanto è possibile proccurare di mettere avanti que' fatti, i quali stima necessarj per far intendere le ragioni di altri, quantunque nello stesso tempo succeduti. La cognizione del fine della Storia, che abbiam veduto doverlo dirigere nella scelta de' fatti, lo dirigerà pure nella disposizione. Così la Storia della Religione, della Legislazione, del Commercio, della Scienze, delle Arti, costumi ec., si vuol pure per acconcio modo ne' [223] luoghi più adattati inserire in una Storia universale, perché si conosca la relazione di una cosa coll'altra. Deesi soltanto osservare, che, diverso essendo, come già più volte abbiam notato, il fine della Storia univarsale di una nazione, da quello delle Storie particolari delle Scienze, ed Arti, perciocché il fine principale della Storia particolare di una Scienza, od Arte si è d'instruir coloro, che vogliono dar opera a quella professione, cui spetta la Storia particolare, che all'incontro alla sola utilità delle Scienze morali, e politiche è diretta la Storia universale di una nazione, hanno luogo in questa le Storie particolari delle Scienze, e delle Arti, come hanno luogo nelle due specie di Facoltà mentovate, cioè in quanto contribuiscono a rendere virtuosa, tranquilla, e felice l'umana Società.

Tanto dee prendere lo Storico dall'ordine delle cose, ma non ha perciò da trascurare del tutto l'ordine Cronologico. Che l'anno sia una troppo ristretta porzion di tempo, l'abbiam veduto sopra. Qual porzione di tempo dovrà adunque prendere uno Storico per fissar i limiti, da cui non esca nella narrazion de' fatti? Questa è una di quelle tante cose, le quali non si possono [224] determinare precisamente. Dee pertanto lasciarsi alla prudenza, e discrezione di lui l'abbracciare maggiore, o minore spazio di tempo, a misura della quantità degli avvenimenti, di cui è scarso, od abbondante un secolo, della connessione, che hanno tra loro, della somiglianza, che ha tra se una età, o dissomiglianza; perciocché i costumi saranno simili per più secoli in tal nazione, cangieranno più volte per qualche particolar motivo in un solo secolo. Così il Signor Mallet dovendo descrivere la Religione, Arti, leggi, e costumi degli Scandinavi nella sua Introduzione alla Storia di Danimarca, non avendo considerabilmente cangiato questi popoli in diversi secoli, abbracciò ogni cosa in una sola epoca. Saranno adunque per questi riguardi di maggiore, o minor durata le epoche, ed al fine di ciascun libro, o parte di Storia, che chiamar la vogliamo, che comprenda un'epoca, per fissar l'attenzione del lettore, si vuol fare a parer mio un breve ritratto, e quasi epilogo della età, che rinchiude paragonando gli ultimi tempi a' primi, e dargli in questo modo, per quanto si può, contezza di que' gradi insensibili, per li quali passando, cangian natura le cose, crescono, e cadono le [225] nazioni. Si possono pure per questo medesimo motivo al fine di ciascun'epoca rammentare di nuovo i più celebri personaggi sia in civile, che in militar virtù, i progressi nelle Scienze, nella coltura, nel lusso, gli uomini illustri d'ogni maniera, le leggi, la Religione, i costumi, in che migliorati, o deteriorati.

Si dee proccurare, oltre a tutto questo, che i confini assegnati a ciascun'epoca sieno appunto quegli avvenimenti, per li quali o scoppiarono quelle variazioni, che si andavano preparando avanti, o furono cagione delle rivoluzioni, che ne seguirono. In ultimo si può eziandio nel fine, o nel principio di ciascuna epoca presentare la Geografia del paese, in cui seguirono i fatti, che formano la materia della Storia, e la notizia de' più considerabili cangiamenti, che succedettero in questa parte. Perciocché si vuol riflettere, che quantunque rarissimi sieno i cangiamenti naturali nella Geografia, come Isole nate, Vulcani aperti, fiumi cangiati in corso, Città rovinate da' terremoti, od inghiottite dalle acque, molto frequenti sono i cangiamenti artificiali in ogni considerabile spazio di tempo, e questi sono di due specie, o sempliemente politici, [226] come cangiamenti di Dominj, differenti distribuzioni di Provincie, e simili, o pure materiali, come scavamenti di nuovi Porti di Mare, Città distrutte, ampliate, o edificate di nuovo, Fortezze piantate ec. Tutto questo servirà per imprimere con maggior forza la Storia nella fantasia, renderla più distinta, presentarne nel loro lume gli oggetti, farla leggere in una parola con maggior piacere, e profitto.

Non istimo a questo proposito inutile l'aggiungere qui quelle epoche, che penso sieno più proprie per dividere la Storia della antica Italia. Prenderei adunque la prima epoca dalle più rimote notizie, che si abbiano de' popoli abitatori dell'Italia insino alla fondazione di Roma. La II. da Romolo infino a Bruto. La III. da Bruto, e da' principj della Repubblica infino alla invasione de' Galli. La IV. dalla invasione de' Galli infino alla prima guerra Punica. La V. dalla prima guerra Punica infino alla distruzione di Cartagine. La VI. dalla distruzione di Cartagine infino alla Dittatura di Silla. La VII. dalla Dittatura di Silla infino alla morte di Cesare. L'VIII. dalla morte di Cesare infino a quella di Augusto, ove terminerei la Storia dell'antica Italia.

[227] Troppe sembreranno ad alcuni essere queste epoche, e di troppo breve durata le ultime principalmente, ma si ha da por mente, che grandi variazioni seguirono in ciascuna di queste epoche presso i Romani sia nella coltura, sia nel Governo, nelle leggi, e ne' costumi, e questo si è il modo di far osservare al lettore quegli insensibili gradi, per li quali salì a tanta possanza, e quindi cadde quella Repubblica, innalzandosi sulle sue rovine la Monarchia, o per dir meglio il Dispotismo. E questo basti intorno alla distribuzion de' fatti; veniamo ora finalmente allo stile.



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Note al capitolo V

(1) D'Alemb. Réflex. sur l'Hist. Mélang. etc. tom. V. pag. 490.

(2) Bentivoglio Stor. di Fiand. P.III. Lib. VI. e VII.

(3) Capo III. §. II.

(4) L. Floro Rer. Roman. Lib. II. Cap. XIX.

(5) Monsieur Galliard Hist. de François I. nella prefaz.

(6) Journal des Sçavans. Mai 1770. p. 822 ed. in 12.

(7) Dell'Entusias. delle Belle Arti. Passionati pag. 250



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