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Gian Francesco Galeani Napione

Saggio sopra l'Arte storica

Capo primo

Note editoriali

Indice | Dedica | Prefazione | Capo I | Capo II | Capo III | Capo IV | Capo V | Capo VI | Appendice

CAPO PRIMO

Utilità di un nuovo Trattato dell'Arte Storica, ed Osservazioni intorno a' progressi di questa.

[13] Se non v'ha opera umana alcuna, che non abbisogni di arte per essere condotta alla sua parfezione, per ristretti che sieno i suoi confini, ed umile il suo scopo (1), ognun ben vede, che è forza aver mestieri d'indirizzamento la Storia, la cui materia è, come vedremo a suo luogo opportuno, sì vasta, e sì eccelso il suo fine; e che gli uomini sieno persuasi di una tal verità, ne [14] è una prova il numero grande di trattati, che si hanno in tal proposito.

Né è da credere, che gli antichi non avessero quest'Arte, quantunque trattato compito intorno alla medesima lasciato non ci abbiano: perciocché, siccome Omero, benché stato sia molto innanzi all'Arte Poetica di Aristotile, non fu però avanti a' precetti dell'Arte Poetica; vale a dire innanzi di porsi a scrivere si fissò in mente di mettere in esecuzione quelle regole, che stimava dovessero rendere perfetto il suo lavoro; così dal modo di scrivere di ciascheduno degli Storici dell'Antichità si può ricavare un'Arte Storica del genere di Storia, che ciascuno d'essi lasciò descritta, secondo la maniera di pensare di lui. Se ebbero gli antichi le opere, ebbero cognizione di regole proporzionate per condurle a fine.

Potrebbe per avventura taluno inferire da questo, che inutil fosse porsi a trattare dell'Arte Storica, giacché si hanno tra gli antichi, e tra' moderni pure, Storici, i quali forse non saranno ne' venturi secoli superati giammai.

Ma è da notare in primo luogo, che nessuno di essi ha abbracciato tutto quello, che vedremo essere Storia, essendo si vasta la [15] materia, che è impossibile, che venga da una sola parsona perfettamente trattata. In secondo luogo quand'anche uno Scrittore avesse tutta la materia compresa, e perfettamente trattata, sarebbe tuttavia cosa necessaria ricavarne l'Arte da lui, come dicono alcuni Critici, che per rispetto alla Poetica abbia fatto Aristotile, ricavando le sue osservazioni intorno a quell'Arte da' Poemi di Omero, e dall'Edippo di Sofocle; e sarebbe poi perfetta l'Arte Storica, quando perfetto fosse lo Scrittore della Storia presupposta, altrimenti l'idea ricavata da lui si dovrà chiamare, l'idea, che un tale determinato Scrittore si formò dell'Arte Storica, non già l'idea, che di fatto aver se ne debba. Ma potendosi inoltre l'uomo più avvicinare colla idea, che coll'opera alla perfezione, come abbiam detto, del che credo, che niun dubiti, ne segue potersi più ragionevolmente sperare, ch'altri giunga a formarsi una idea perfetta, di quello che sperar si possa di ritrovarla posta in esecuzione.

Da uno Scrittore poi di una Storia particolare non si può raccogliere una idea generale della Storia, idea necessarissima per potersi collocare quasi in un alto punto, da cui si vedano le relazioni, che il tutto ha [16] colle parti, e quindi fissar si posano il fine, l'oggetto, l'utilità di ciascuna Storia particolare. Resterebbe adunque necessario il ricavarla da molti, e recar giudizio delle diverse strade, che prese ciascheduno di essi, accennare da quale de' diversi Scrittori di un determinato genere di Storia prender si debbano i precetti di quella, salire a ciò, che nel suo più ampio significato dal vocabolo di Storia vien compreso, adottare in tal particolar caso il modo tenuto da uno Scrittore, di cui si rigettano altre regole in altre occasioni da lui seguite. In somma farebbe uopo aver l'idea perfetta della Storia e dell'Arte Storica, per ritrovarla poi sparsa nelle varie Opere degli Storici, in quella guisa che dovea avere una idea della perfetta bellezza quel Dipintore, che dal fior delle fanciulle Calabresi ricavò quella famosa Elena. Vero è, che siccome, avvegnaché quell'Artefice innanzi di porsi all'opera già dovesse avere quella più squisita idea del bello, di cui la mente sua era capace, nulladimeno i diversi bei sembianti e dilicati lineamenti di quelle vaghe donzelle servirono se non a fargliela nascere, a destargliela almeno; così le varie belle qualità, che sparse si trovano negli Storici sono un [17] necessario, e forse unico mezzo per iscoprire l'idea dello Storico perfetto, se pur questa, come Minerva nel marmo, sta rinchiusa nella mente di chi si fa a filosofare intorno all'Arte Storica. Ciò posto si dee da' particolari ascendere agli universali per formarsi una chiara, e distinta idea della natura, dell'officio, del fine, e della utilità della Storia in genere, e delle varie sue specie; dalla quale universalità discendendo di bel nuovo a' particolari, si potrà più agevolmente determinare l'idea del perfetto Storico in ciascuna sua specie.

Ma dirà taluno, se presso gli antichi, quantunque si trovi l'Arte messa in opera, non si trova però la Teoría con qualche estensione, ben diversamente va la cosa tra' moderni: perciocché, dopo che rinacquero le Lettere, ed in Italia e fuori d'Italia sorsero tanti Scrittori, che dettarono Trattati in questa materia, che de' loro soli nomi si potrebbero riempire le intere pagine.

Pare veramente, che sarebbe ardire da non tollerarsi, se alcuno dicesse non aver niuno tra essi prodotto nuovi lumi, schiarito le oscurità di questa materia, investigatone profondamente la natura. Ma questo né io dico, né credo, che il possa dir nessuno. Quello, ch'io asserisco, e penso, che negar [18] non si debba, si è, che per lasciar da parte, che di que' tanti Scrittori, come da una scorsa data a moltissimi ho potuto conoscere (dovendo ingenuamente confessare, che molti, dopo averne veduto il Sistema, ho stimato dovergli scorrere assai leggermente) la maggior parte sono o espositori della dottrina altrui, o di tutt'altro trattano, che di quello, che promettono ne' titoli loro, dettando alcuni piuttosto la Storia, che insegnando la maniera di dettarla, oltre ad altri non pochi, che di quest'Arte scrissero assai superficialmente, perdendosi intorno alla corteccia in luogo di andare al fondo delle cose; per lasciar, dico, questi da parte, quegli ingegni grandi, i quali ben lungi di essere cattivi, ed imperiti ricercatori del vero, o semplici espositori, o miglioratori delle dottrine altrui, accrebbero in questa parte il tesoro dell'umano sapere, e videro l'oggetto per certi lati non ancora avanti ad essi veduti, non osservarono sicuramente tutto quello, che osservare si può. Quale è quel Geometra, che sappia tutte le proprietà del triangolo, e tutte le relazioni, che aver possa colle altre figure? Onde dicea benissimo taluno i progressi delle scienze verso la parfezione assomigliarsi a quelle certe curve, le quali [19] sempre s'accostano, prolungandole, ad una retta, senza mai poter giungere a toccarla. Perciò gli uomini più grandi quando spinti si sono tant'oltre quanto lor fosse possibile, scoprono tuttavia innanzi a se del paese, ma per mezzo di una cotal nebbia, che l'occhio nol può discernere come una scena di lontanaza. Non sarebbe pertanto cosa da farne le meraviglie, che si potesse per anco, senza derogare in minima parte alla gloria di que' grand'uomini, correggendo alcuni errori, rettificando, e riducendo ne' loro confini certe idee loro, recidendo alcune superfluità, odinando, e mettendo sotto la precisa classe le verità da essi scoperte, e finalmente eziandio prendendo nuovi punti di vista, e guardando la cosa sotto diversi aspetti dare una, quanto il più si possa, compita idea dell'Arte Storica; il che io proccurerò di fare con quella maggior brevità, che mi sia possibile, aggirandomi principalmete soltanto intorno alle radici fondamentali di quest'Arte, appieno contento delle mie fatiche, se quanto io verrò esponendo, potrà servire di base salda e sicura per chi volesse sopra innalzarvi un più alto, e sontuoso edificio.

 

§. I. Osservazioni intorno a' Progressi dell'Arte Storica presso gli Antichi.

[20] Qui era mia intenzione dare un giudizio de' più rinomati Scrittori dell'Arte Storica, ma oltre all'essere opera pericolosa assai per se stessa, ho provato per isperienza quanto vero sia quello, che disse un tratto un grand'uomo, cioè l'ultima cosa, che giunga a sapere un Autore nello stendere un libro essere il conoscer quello, che meglio sia porre innanzi, quello che meglio sia posporre: perciocché facendo le verità un giro, la piena conoscenza di una dipende dalla notizia di molte altre. Ora, quantunque per questa cagione sia sempre necessario, che l'investigatore di una scienza giunto a più sublimi verità si serva di queste per farsi la più perfetta idea, che possa di quelle altre medesime elementari, che alle più sublimi gli aveano servito di scala: e perciò dallo Scrittore, il quale non è altro, se non una scorta in quel cammino, non possa pretendere giustamente di avere una piena conoscenza di ciascuna verità a misura, che gli viene proposta; può nulladimeno esigere, che [21] quelle verità, di cui anche senza notizia delle altre più sublimi si può avere una sufficiente cognizione, precedano quelle, di cui non si potrebbe avere una tale sufficiente cognizione senza queste prime. Giustissima è tal legge, né costa molto allo Scrittore il porla in esecuzione, quando già abbia tutta la materia schierata innanzi, e veramente facile sia il discernere di quali cose si possa prima dare una sufficiente idea, quali abbisognino di essere posposte: ma ben diversamente procede la cosa, qualora, avvegnaché abbia egli la selva, come si dice, e tutti i materiali dell'opera sua in pronto, vede, che se per certi rispetti alcuna cosa dovrebbe andare avanti, per altri ha da tener dietro. Allora si ricerca non piccolo discernimento per diportarsi in maniera che ne risulti nel totale se non un ordine perfetto il minor disordine possibile: giacché la minor possibile imperfezione se non è la legge delle operazioni divine, come arrivò troppo arditamente a pretendere un famoso Filosofo, è certamente quella delle opere umane.

Ciò posto il recar giudizio degli Scrittori dell'Arte Storica richiedea, che già avessi dimostrata la verità di quelle regole, le quali io stimo doversi mettere in uso nel dettare [22] la Storia, onde questi giudizj si sarebbono dovuti piuttosto collocare in fine. Il collocarli poi in fine, oltre all'essere di nessuna utilità, potendo ognuno se giudica vera la dottrina da me esposta secondo quella darne il suo sentimento, mi pareva, che dimostrasse una certa superbia di volere alzar tribunale per giudicare uomini sommi, non potendosi più come in principio addurre il motivo di far vedere, coll'esporre le mancanze, ed i difetti di ciascun di loro, la necessità, od utilità di queste mie riflessioni. Essendo adunque non ancor bastantemente preparata la materia per recarli in principio dell'Opera, inutili nel fine, e sempre pericolosi, ho stimato di seguir l'esempio di que' Matematici, che dopo aver provato la verità di qualche nuovo teorema da essi scoperto, lasciano ch'altri da per se ne deduca quelle conseguenze, che ne derivano, e mi restringerò a fare alcune osservazioni sopra alcuno di loro, non già esaminando minutamente come si dovrebbe fare ogni pregio, o difetto di essi, ma recando così in generale un giudicio sopra le opere loro, e lasciando al lettore, veduto che abbia il mio intero Sistema, il ponderarne i fondamenti, e così verrò tessendo una breve Storia de' progressi dell'Arte Storica in genere.

[23] Quantunque l'Antichità tanti modelli di ottimi Storici ci abbia tramandato, Scrittore dell'Arte Storica de' tempi, in cui fiorirono le Lettere sia presso i Greci, sia presso i Latini non ce ne pervenne alcuno, se eccettuar non vogliamo l'Operetta di Luciano intorno al modo di scrivere la Storia, nella quale però quel piacevole ingegno si burla soltanto de' cattivi Storici, scherzando sopra i difetti loro, ma non si fa metodicamente a divisare i precetti dell'Arte, non sale a cosa alcuna di generale, in una parola né diede, né pretese di dare un compito Trattato. Qualche cosa trovasi presso Gellio, ma sono opinioni di Gramatici, o Sofisti, che a nulla montano (2). Alcune parole, che trovansi presso Cicerone, quantunque incidentemente intorno alla Storia (3) diedero materia di lunghi comenti ad alcuni, i quali volendo dar credito alla propria dottrina, ne fecero omaggio a Cicerone trovandola, o per dir meglio pretendendo di farla trovare nelle sue parole quasi in seme. Il Vossio è di parere (4), che dell'Arte Storica [24] trattasse quel libro del dotto Varrone intitolato Sisenna, di cui fa pur menzione Gellio; ma di questo possiamo dir nulla. Resta il giudicio di Tucidide composto da Dionigi di Alicarnasso, il quale né pure si può chiamare Trattato intorno all'Arte Storica, ma riflessioni soltanto intorno a quello Storico.

A proposito de' progressi dell'Arte Storica presso gli antichi non si vuol tralasciare, che un Filisofo Peripatetico del secole XVI. (5) negò esistere l'Arte Storica, attesoché alcuno, e principalmente Aristotile non ne avea scritto Trattato, quasiché non vi fossero scienze non anora trattate, fenomeni nella natura non ancora osservati. Tanto basta rispondere, né è necessario affaticarsi, come fa il mentovato Vossio (6) nel tessere un catalogo di coloro, i quali scrissero di questa materia, anzi ciò non basta per dimostrare, che nella natura esista una tal'Arte. Quanti perfetti romanzi non si sono composti sotto il nome di Trattati? Tali sono i libri di Alchimia, di Magía, di Astrología, e di tante scienze false, ed ideali.

[25] Del resto non si può negare, che chi tra gli antichi avrebbe potuto illustrare l'Arte Storica maggiormente, sarebbe stato Aristotile ingegno vasto, sottile, e che quantunque a giudizio del Signor Genovesi pendesse alquanto al sofistico (7), è nientedimeno il più metodico di essi. Ed è veramente un danno per l'Arte Storica, che questo Filosofo, il quale consacrò tante vigilie alla Filosofia in tutte le sue parti, che alcune ne diede pure alla Poetica, nessuna concesso ne abbia a quest'ultim'Arte, che è la base della Filosofia, e che compone unita a questa, ed alla Poesia tutta la sfera della umana Dottrina, come ben tosto vedremo.

Poco avendoci lasciato gli antichi intorno all'Arte Storica, poco dir se ne potea; veniamo ora pertanto a' progressi dell'Arte Storica presso i moderni, cui non mancano al certo libri, così mancata non fosse ad alcuni Scienza, e Filosofia.

 

 

§. II. De' progressi dell'Arte Storica presso a' Moderni

 

[26] Un gran voto non solo per l'Arte Storica, ma per tutte le Scienze trovasi dalla rovina dell'Imperio d'Occidente infino circa al secolo XV. Essendosi poscia scossa dal profondo suo sonno la parte più colta d'Europa, nel quale sia per li proprj vizj, sia per le barbariche invasioni, a cui con questi elle avea dischiuse le porte, era giaciuta per molti secoli sepolta; e dall'Italia principalmente nido delle belle, ed utili discipline avendo spiegato le ali a più felice volo le Scienze, non mancarono varj Italiani a farsi i primi a coltivare questa Facoltà. Gioviniano Pontano, Ermolao Barbaro, Francesco Robortello, Giovanni Viperano, Uberto Foglietta, Francesco Patricio, sono tutti rammentati da Vossio (8). Dall'Italia che tratte le avea a nuova vita, furono traspiantate le Lettere in tutta l'Europa, ed in breve (essendo molto più facile il trasportarle, che il riprodurle, come a questi [27] ultimi tempi ne diede una prova la Russia) si diffusero presso le straniere nazioni circa il secolo XVI.

Tra la turba di coloro, i quali in questi tempi presero a trattare dell'Arte Sorica fuori d'Italia, non mi pare, che si debba lasciar confuso Giovanni Bodino. Vero è, che poche pagine del suo Metodo per giugnere alla cognizione delle Storie appartengono propriamente all'Arte Storica, giudicando piuttosto degli Storici, e trattando la Storia, che accennando il modo di trattarla, anzi trattando talvolta di cose ben diverse, come in un lunghissimo capo, che fa quasi il terzo dell'Opera dello Stato delle Repubbliche, e delle diverse forme di Governo (9); ha tuttavia sfuggito in questa del pari, e la vota eleganza de' parolaj del suo secolo, e la tenebrosa, sofistica, ed inutil dottrina della maggior parte de' Filosofi suoi contemporanei. Non si dee pur tralasciare un altro Scrittor Francese, che fiorì verso il fine del medesimo secolo; e questi si è il Montaigne, il quale avvegnachè non abbia indirizzato alcun suo Saggio ex professo al vantaggio dell'Arte Storica, getta però quà e là [28] diversi lampi che ben danno a divedere, che se era sempre leggiadro Scrittore, ed originale, sapea pur essere talvolta Filosofo profondo.

Il pregio di trattare metodicamente le Scienze, e di ridurle a Sistema pare, che sia dovuto allo scorso secolo; e chi non a giudizio mio, ma dello stesso Leibnizio, che in tante cose potea essere giudice sovrano (10), si dee riguardare per lo miglior Filosofo, che abbia scritto intorno all'Arte Storica, si è il celebre Bacone di Verulamio, il precursore, come altri lo chiamò, della sana Filosofia, ed uno de' primi lumi di una Nazione, in cui i grand'uomini non sono rari. Nel Regno susseguente a quello della Regina Elisabetta, la quale gittò i fondamenti della potenza Inglese, egli colle Opere sue, e principalmente co' libri dottissimi della Dignità, e degli Accrescimenti delle Scienze stabilì nella Repubblica delle Lettere la riputazione dell'ingegno de' suoi nazionali. Né pur egli dettò Trattato compito dell'Arte Storica, ma impiegò solamente diversi capi della sua più famosa Opera intorno [29] ad una tal Facoltà (11): nulladimeno della sua natura, e delle sue varie partizioni scrisse così egregiamente, che debbo confessare di non aver ritrovato alcun altro Autore, il quale in questa parte non solo sia giunto ad un pari grado di eccellenza, e di esattezza, ma che di lungo tratto gli si avvicini. Si vede in lui quell'ingegno metafisico, che sale a' principj delle cose, ed alle idee somme e generali, per venir quindi a stabilire la natura, ed i limiti delle particolari, che nelle generali si trovano rinchiuse, quella forza di fantasia frenata da un retto giudizio, che è propria de' sottili indagatori della natura delle cose, de' veri Filosofi. Di lui adunque mi sono servito principalmente in questa parte, e di lui posso dire essermi stato utile anche quando non l'ho seguito.

Circa a' tempi di Bacone scrisse pure dell'Arte Storica un erudito Olandese Gerardo Vossio, e ne stese un assai ampio Trattato; ma siccome il suo pregio principale era appunto una vasta erudizione, più erudito, che Flosofo si dimostra. Dopo il Vossio quello, che ne scrisse Opera più ampia, e [30] compita si è Agostino Mascardi uno degli Scrittori, che danno a vedere non essere stato poi lo scorso secolo così scarso di buoni libri anche in lingua Italiana, come credono alcuni Gramatici de' nostri giorni. E certamente lo stile di quest'Opera non è corrotto, generalmente parlando, dalle arguzie, e di gonfi traslati della sua età, l'erudizione, senza cui allora non avrebbe avuto credito un libro, ricca e scelta, e quello che è più, di belle avvertenze quà e là si ritrovano per dirigere uno Storico nel dettar la Storia, ed un lettore nell'impararla. Ma per una parte mancante è questo Trattato, soprabbondante in un'altra. Dal non essere salito bastantemente in alto nel suo primo Trattato, ove dà la definizione della Storia, e la divisione de' varj generi di essa (il qual Trattato premesse pure alla sua Opera non per proprio consiglio, ma a richiesta degli amici (12)), ne provengono nel corso dell'Opera non poche oscurità, e dubbiezze, onde mancante si può a buon ragione chiamare in questa parte. Nello esporre poi que' precetti, i quali non riguardano soltanto l'Arte Storica, ma colla Rettorica sono comuni, troppo [31] si diffuse a mio senno, dovendosi uno Scrittore dell'Arte Storica restringere a quelli, che sono unicamente proprj della Storia, e formano per dir così l'Eloquenza Storica. Fatto sta, che, come ben osservò Bacone, nel trattar qualsivoglia materia ognuno proccura di far uso di quella Facoltà, in cui è più perito, non mancando mai maniera a cagione delle diverse facce, che hanno le cose, di porla in opera.

La stessa cosa si può osservare in uno Scrittor Francese, il quale non so per qual cagione venga unicamente, insieme con Luciano, proposto dall'Abate Lenglet (13) a coloro, che agli studj Storici vogliono dar opera, voglio dire nel P. Rapino. Non nego già che in quelle sue Riflessioni sopra l'Istoria (14), in cui però egli medesimo si dichiara di non voler seguir alcun ordine, non nego, che vi sieno anche ottimi avvertimenti circa l'essenziale dell'Arte, ma quello, che è certo domina principalmente in quella Operetta il carattere di Rettore, e di elegante Scrittore, che era il più forte di quel Letterato. [32] Se il carattere di dotto, e polito Professor di Eloquenza spicca nelle Riflessioni intorno alla Storia del P. Rapino, quello di gentil Filosofo primeggia nelle Osservazioni, che ci lasciò sulla medesima materia il Fontanelle (15), che con uno stile tutto grazia, e leggiadria mirò nulladimeno al sodo. Lo stesso si può dire a un dipresso di un altro Letterato Francese il Signor D'Alembert (16), l'Operetta di cui porta seco l'impronta del nostro secolo, che consiste nel non perdersi intorno a vane quistioni di parole, ed intorno alla corteccia delle cose, od in isfoggiare una intempestiva, e superflua erudizione, ma nello andare alla vera utilità delle Scienze. Se si fosse esteso maggiormente, forse non avrei preso la penna. Non pochi lumi pure circa l'Arte Storica si trovano dispersi nelle Opere dell'Abate Genovesi, ingegno nato per far rifiorire la gloria letteraria d'Italia in molte Facoltà, principalmente in quel suo aureo libro, cui egli per modestia diede il titolo di Logica per li giovanetti.

[33] Tanto sia detto intorno a' progressi dell'Arte Storica, e forse parrà a taluno, che contro la promessa mia troppo ne abbia detto. Io credo non pertanto di non essermi più del dovere inoltrato, non potendosi questi rigorosamente parlando chiamare compiti giudizj, ma bensì soltanto notizie generali intorno a' principali Scrittori dell'Arte Storica, ed un breve ragguaglio delle rivoluzioni, e degli accrescimenti della medesima Arte. Senzaché necessario era dare alcun cenno, quasi per gratitudine di coloro, che produssero nuovi lumi circa allo essenziale dell'Arte.

Ora adunque ci faremo più dappresso al soggetto nostro, e prima di tutto considereremo la natura, e le varie partizioni della Storia, dalla qual notizia mi lusingo, che sia per derivare non poca utilità, sia a coloro, che avessero in animo di dettare alcuna Storia, sia a quelli eziandio, i quali la Storia con profitto leggere desiderano, e vogliono degli Storici giudicar fondatamente. E per poter recar ad effetto una tal cosa farà uopo prima di tutto salire a que' primi principj, da cui tutte le facoltà derivano, al tronco comune, in cui tutto l'umano sapere sta rinchiuso, per seguirne poi esattamente la diramazione per quello, che spetta alla Storia.



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Note al capitolo I

(1) «Nullam dicere maximarum rerum artem esse cum minimarum sine arte nulla sit, hominum est parum considerate loquenzium, atque in maximis rebus erratium». Cic. de Off. Lib. II. n. 2.

(2) Aulus Gellius Noct. Atic. Lib. V. Cap. XVIII.

(3) Cic. de Orat. Lib. II. pag. 56 ed. di Paolo Manuzio 1554.

(4) Vossius de Arte Hist. Cap. II.

(5) Zabarella de nat. Logic. presso il Vossio loc. cit.

(6) Vossius de Art. Hist. loc. cit.

(7) Genovesi Logica lib. IV. Cap. VI. §. I.

(8) Vossius de Arte Hist. loc. cit.

(9) Joh. Bodin. Method. Hist. Cap. VI.

(10) Leibnit. in nova Method. discendae, docendaeque Jurisprud. part. I. §. 33.

(11) Bac. Verul. de Dignit., & Aug. Scient. lib. II. dal Cap. II. insino al Capo XIII.

(12) Mascard. Arte Storica Trat. I. in princ. Cap. I.

(13) Lenglet du Fresnoy Method. pour étud. l'Hist. tom. II. Chap. LXII.

(14) Rapin Réflex. sur l'Hist.

(15) Fontenelle sur l'Hist.

(16) D'Alembert Mêlanges de Litterat. d'Hist. et de Philosoph. tom. V. «Réflexions sur l'Hist., et sur les différentes manières de l'écrire, lues dans l'Acad. Françoise dans la Séance publique du 19 Janvier 1761».



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